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Riferimenti
- 1975: il '68 delle donne
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Donne mie illudenti e illuse - Dacia Maraini - 1974
DACIA MARAINI intervistata da Enzo Biagi
Donne mie impaurite di apparire poco
femminili, subendo le minacce ricattatorie
dei vostri uomini, donne che rifuggite
da ogni rivendicazione per fiacchezza
di cuore e stoltezza ereditaria e bontà
candida e onesta. Preferirei morire
piuttosto che chiedere a voce alta i vostri
diritti calpestati mille volte
sotto le scarpe.
Donne mie che siete pigre, angosciate, impaurite,
sappiate che se volete diventare persone
e non oggetti, dovete fare subito una guerra
dolorosa e gioiosa, non contro gli uomini, ma
contro voi stesse che vi cavate gli occhi
con le dita per non vedere le ingiustizie
che vi fanno.
Una guerra grandiosa contro chi
vi considera delle nemiche, delle rivali,
degli oggetti altrui; contro chi vi ingiuria
tutti i giorni senza neanche saperlo,
contro chi vi tradisce senza volerlo,
contro l’idolo donna che vi guarda seducente
da una cornice di rose sfatte ogni mattina
e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere,
scintillanti di collane, ma prive di braccia,
di gambe, di bocca, di cuore, possedendo per bagaglio
solo un amore teso, lungo, abbacinato e doveroso
(il dovere di amare ti fa odiare l’amore, lo so)
un’ amore senza scelte,
istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste dobbiamo uscire
donne mie, stringendoci fra noi per solidarietà
di intenti, libere infine di essere noi
intere, forti, sicure, donne senza paura.
Donne mie dalle dita che puzzano di aglio,
donne mie dalle vene varicose, gli occhi feroci,
le mani insolenti, la bocca timida,
vi hanno insegnato ad essere cretine, povere, dipendenti,
vi hanno insegnato a dire sempre di sì,
con astuzia degradante, con candore massacrante,
con vigore represso.
Vi hanno insegnato a lavorare, a ubbidire, a tacere,
a figliare, con gioia e purezza senza acrimonia,
per servire, aiutare, sostenere, consolare l’uomo,
sempre lui, nella sua smagliante illusione razzista.
Donne di marmo, di pece, di latte cagliato,
voi lavorate ogni giorno senza stipendio per i figli,
il marito, i cugini, i nipoti, i fratelli, i nonni,
i padroni tutti che vi vogliono belle e pure
come oggetti sociali.
Se dite di no vi sembra di fare peccato,
per questo dite sempre di sì,
con l’animo sciolto e la testa piena di fumo amaro,
dite di sì e in cambio ricevete un bacio di buonanotte
dal caro figlio del cuore su una guancia rugosa
che sa di lardo e di acqua sporca.
Donne mie illudenti e illuse che frequentate le università liberali,
imparate latino, greco, storia, matematica, filosofia;
nessuno però vi insegna ad essere orgogliose, sicure, feroci, impavide.
A che vi serve la storia se vi insegna che il soggetto
unto e bisunto dall’olio di Dio è l’uomo
e la donna è l’oggetto passivo di tutti i tempi?
A che vi serve il latino e il greco
se poi piantate tutto in asso per andare
a servire quell’unico marito adorato
che ha bisogno di voi come di una mamma?
- Dacia Maraini -
(1974)